Donna di 46 anni
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Massimo B. ti chiedo scusa dopo 30 anni

Il mio Segreto

Scrivo questa lettera con la speranza nel cuore che tu Massimo legga casualmente questa confessione.
Eravamo compagni di classe, entrambi sotto i 20 anni. Frequentavamo ragioneria. Tu un giorno hai chiesto il mio diario per poi ridarmelo con una dedica accompagnata da un bel disegno e da una dolce dichiarazione d’amore.
Poi il primo appuntamento, io sono scesa dal treno, e siamo andati al parco, trascorso del tempo su una panchina. Hai osato un abbraccio e la tua sensibilità ti aveva fatto capire di non andare oltre. Non ero pronta per il mio primo bacio.
Le emozioni, i giorni a seguire mi sono implose dentro, era caos nella mia testa. Quella stessa sera mi sono rifugiata nella sala della mia casa avvinghiata a me stessa e mi sono riconciliata con il mio essere ancora bimba guardando i cartoon, in particolare i puffi. Devi sapere che i silenzi a cui ti ho ingiustamente sottoposto, l’averti rinnegato con i compagni é stato solo il modo per scappare dal mio diventare grande.
Poi ho cambiato scuola e me ne sono andata senza salutarti, senza averti mai degnato di una spiegazione. Perdonami. Ultimamente ti vedo nel mio paese, vorrei fermarti e chiederti scusa, vorrei spiegarti che ero una adolescente lenta, ma oggi ho 46 anni e sono sposata e mi sembra inopportuno. Sono stata bimba a lungo, condizionata forse da una educazione rigida. Ho sposato a 35 anni il fidanzato storico, quello é stato l’unico uomo. Perdonami, Massimo B.
Il motivo per cui ti ho lasciato e rinnegato, subito dopo il primo appuntamento era che ero bimba e non ero pronta per il mio primo,bacio. Il tuo ricordo mi accarezza il cuore. Consolati sapendo che non saresti riuscito a stare al mio fianco, a vivere la mia lunga e lenta adolescenza. Alla fine sono diventata donna in viaggio di nozze, e ho pianto a lungo quando ho lasciato la rassicurante casa paterna.
Oggi, penso che quello che é diventato mio marito dopo 14 anni di lungo fidanzamento, era predestinato dal cielo. Lui ha potuto capire perché ha avuto come me un padre padrone.
Ti auguro il meglio.
Ti saluto, lasciandoti per sempre, virtualmente e temporalmente, con quell’abbraccio che ci siamo scambiati su quella panchina del parco.

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